Padre Beppe Bertagna S.J.- Lunedì 25 gennaio 2016- ore 21.00- Aula Morgagni del Policlinico- “ Educare i nuovi adolescenti: è possibile”
Padre Beppe Bertagna , gesuita, docente, psicologo con specializzazione in psicologia dell’educazione e clinica è senza dubbio impegnato e ottimista sul fronte dell’educazione degli adolescenti e dei giovani. Una fiducia animata da slancio ignaziano, solide basi scientifiche, un lungo training nelle più avanzate tecniche di coinvolgimento emotivo e drammatizzazione e dall’esperienza di centinaia di corsi incentrati su percorsi biblici mediante tecniche attive. Fin dal 1995 Padre Beppe Bertagna, in collaborazione con colleghi psicologi e psicodrammatisti, conduce l’attività formativa residenziale che si svolge ogni anno a Selva di Valgardena e quest’anno anche a nella Casa Pio X di Carezza gestita dai gesuiti di Padova. Padre Beppe Bertagna utilizza metodi attivi per educare ma è estremamente orientato a una formazione continua e attiva si sé, alternando o facendo coincidere esperienze accademiche ed esperienze pratiche, sempre orientato a una pedagogia che richiami quella del Signore: fare storia assieme all’uomo, giorno per giorno.
Dopo la laurea in Teologia e l’ordinazione sacerdotale Padre Beppe Bertagna ha svolto attività formative presso il carcere minorile di Nisida, una piccola isola del Golfo di Napoli dove arrivano ragazzi e ragazze con ferite sociali e personali che li hanno fatti smarrire. Padre Beppe Bertagna ha approfondito gli studi teologici con la specializzazione in teologia biblica e tesi col massimo dei voti sul libro dell’Apocalisse.
Ha insegnato a Milano al liceo Leone XIII della Compagnia di Gesù e con gli alunni ha prodotto il cortometraggio “Come un cane”, cui hanno fatto seguito una serie di regie, interpretazioni e produzioni teatrali che hanno impegnato i giovani educandoli oltre il palcoscenico, da Otello di Shakespeare all’Odissea di Omero, fino a Medea di Euripide o Lisistrata di Aristofane. Padre Beppe Bertagna ha condotto a Mainz il percorso teatrale Crossing the Sea in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia. Continua, accanto alla docenza, a occuparsi concretamente di adolescenti con attività di educative e di animazione. E’ convinto che il metodo psicodrammatico sia uno strumento efficace per cogliere in profondità, ad un livello terapeutico e spirituale, il messaggio del testo biblico, la Buona Notizia, per comprendere il legame tra la storia narrata nel testo e nella propria vita. Una ricerca di senso che gli adolescenti, con passione, sofferenza, entusiasmo esigono, anche quando questa domanda resta non espressa.
Giacomo Rizzolatti – Lunedì 1 febbraio 2016- ore 21.00- Aula Morgagni del Policlinico. “ Neuroscienze ed educazionbe”
Giacomo Rizzolatti è considerate l’autore di una delle più importanti scoperte nel campo delle neuroscienze, i neuroni specchio, fondamentali nei processi di apprendimento, nell’empatia, nei rapporti sociali, e che sono oggi studiati in tutto il mondo perché la loro mancanza potrebbe essere alla radice di comportamenti asociali e disturbi psichici.
Rizzolatti ha scoperto i neuroni specchio prima nelle scimmie, poi nell’uomo.
I neuroni specchio assolvono a un ruolo decisivo sia nell’apprendimento per imitazione, sia nel fenomeno dell’empatia.
Nato a Kiev, nell’ex Unione Sovietica, Giacomo Rizzolatti si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova dove ha anche conseguito la specializzazione in Neurologia. Ha trascorso tre anni presso l’Istituto di Fisiologia dell’Università di Pisa, diretto dal Prof. Giuseppe Moruzzi. La sua carriera accademica è poi proseguita prevalentemente presso l’Università di Parma.
Ha trascorso un anno presso il Dipartimento di Psicologia della “McMaster University”, a Hamilton, Canada, e un anno, come “Visiting Professor”, presso il Dipartimento di Anatomia dell’ Università di Pennsylvania, a Filadelfia.
E’ stato Presidente della “European Brain Behavior Society” e della “Società Italiana di Neuroscienze”. Ha diretto per tre anni il programma europeo “European Training Program in Brain and Behaviour Research (ETP)” con sede a Strasburgo,.
Sin dagli anni Novanta ha strettamente collaborato con il Dipartimento di Computer Science e di Neuroscienze dell’università Southern California e con il centro Ahamanson Lovelace di neuroscienza dell’Università della California, Ucla.
Tra le sue pubblicazioni: So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio (con C. Sinigaglia, Raffaello Cortina, 2006); Nella mente degli altri. Neuroni specchio e comportamento sociale (con L. Vozza, Zanichelli, 2007.
Ha ricevuto I più prestigiosi riconoscimenti scientifici : il Premio Golgi per la Fisiologia, il Premio George Miller della Società di Neuroscienze Cognitive, il premio Feltrinelli per la medicina dell’Accademia dei Lincei, il premio Herlitzka per la fisiologia dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Daniela Boscolo – lunedì 8 febbraio ore 21.00- Aula Morgagni del Policlinico- “ L’eccelenza nelleducaziobe ( Global Teacher Prize)”
Daniela Boscolo è tra i 50 migliori insegnanti del mondo selezionati nell’ambito del concorso “The global teacher prize”: gli esperti della Varkey GEMS Foundation, chiamato da anni il premio Nobel dei docenti. Daniela Boscolo è un’insegnante di sostegno e lavora all’Istituto Tecnico Colombo di Porto Viro, sul delta del Po. Ha iniziato come insegnante curricolare di inglese ma spesso si sentiva impreparata di fronte ad alunni speciali, con difficoltà o diverse abilità. Così si è iscritta di nuovo all’università e si è specializzata. “Non tornerei più indietro», dice. Non tornerebbe indietro per «l’enorme libertà di insegnamento che ora ho. La lezione frontale mi è sempre stata stretta, mi piace vedere i ragazzi che lavorano e creano, in classe si è ancora troppo legati alla valutazione dei risultati dell’apprendimento, mentre secondo me la cosa più importante ma anche più bella dell’insegnamento è il processo stesso dell’apprendimento, che è profondamente diverso da ragazzo a ragazzo». Al Colombo ha messo in piedi più di un progetto innovativo per una didattica inclusiva. Il primo è stato il “Supermercato dell’integrazione”, avviato nel 2010. “Abbiamo pensato al supermercato – spiega- perché è un probabile sbocco lavorativo per i ragazzi disabili, perché consente di sviluppare le abilità sociali e perché è un ambiente in cui si dispiegano tanti apprendimenti concreti: matematica, diritto, economia aziendale, anche le lingue, perché si può fare la spesa in un’altra lingua. La scuola aveva un vecchio magazzino, zeppo di vecchi banchi scollati: il preside dell’epoca mi disse che potevo usarlo se avessi trovato tutti i finanziamenti». La Boscolo bussò alle porte del Rotary Club di Porto Viro e di diversi supermercati della zona e in poco tempo nacque il supermercato dell’integrazione, aperto due ore alla settimana.
Dopo il supermercato venne la cucina, grazie alla collaborazione con il ristorante “Zafferano”, che per tre mesi ha aperto le sue cucine ai ragazzi dell’Istituto, ogni settimana. Ne è nato anche un ricettario, “Special Masterchef”, che la prof sta vendendo ai mercatini della zona. «Quest’anno andiamo in azienda, dove si confezionano i cibi. La sinergia con il territorio è fondamentale, senza una rete sociale fra scuola e territorio non avremmo fatto nulla e quel magazzino sarebbe ancora un magazzino», spiega la Boscolo. «Certo stringere questi accordi costa tempo e fatica, non è facile che un’azienda ti apra le porte, devi costruirti una credibilità e fare anche un bel po’ di volontariato per la scuola, perché nessuno ti paga tutte quelle ore in più».
Carlo Nordio- lunedì 15 febbraio ore 21.00- Aula Morgagni del Policlinico
“Educare alla legalità”
Treviso 6 febbraio 1947. Magistrato. Procuratore aggiunto di Venezia, uno dei protagonisti della stagione di Mani pulite con la celebre inchiesta sulle cooperative rosse e, dal 2014 ad oggi, dell’inchiesta sul MOSE e le tangenti legate alla realizzazione dell’opera.
• «Noi magistrati – ha dichiarato Nordio commentando gli anni di tangentopoli- tra il 1992 e il 1993 siamo intervenuti in modo molto violento come forse era necessario in quel momento storico. Io stesso ho usato l’arma della custodia cautelare in modo assai severo e credo di essere stato uno dei pochi a fare autocritica. Non sempre ciò che è legittimo – e le nostre armi lo erano tutte – è anche necessario e opportuno. Non credo nella teoria che la magistratura abbia usato due pesi e due misure. Né a Milano, né a Venezia, né altrove. Penso che la difficoltà delle indagini sulle varie forze politiche fosse determinata dal sistema diverso di finanziarsi che queste avevano. C’era chi lo faceva in modo grossolano e chi in modo raffinato» (da un’intervista di Enrico Caiano). Nel 2010 ha scritto un libro con Giuliano Pisapia: In attesa di giustizia. Dialogo sulle riforme possibili (Guerini e Associati).
A chi gli ha chiesto quali siano le analogie tra la Tangentopoli degli anni Novanta e la vicenda Mose ha risposto:”L’avidità insaziabile e l’assoluto disinteresse verso la buona gestione delle risorse pubbliche dei protagonisti. Oggi però –ha proseguito Nordio- le tangenti sono molto più consistenti, e sono coinvolti anche soggetti investiti di funzioni di controllo”. Così il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio in un’intervista a Repubblica.
E ancora alcune altre sue note dichiarazioni:
• “Io penso che nessun magistrato dovrebbe mai candidarsi alle elezioni, a maggior ragione non deve farlo un pm che è diventato famoso per inchieste in ambito politico.
• Non è detto che le scelte legittime siano anche opportune. Il magistrato non deve solo essere ma deve anche apparire imparziale.
• La forma mentis del magistrato non è quella dell’amministratore pubblico. […] L’idea che la politica non riesca a esprimere un nome al proprio interno e che debba ricorrere a un magistrato è un segnale di crisi profonda.
• Condivido la crisi della giustizia. Il nostro lavoro è inutile al 90 per cento perché abbiamo procedure bizantine per perseguire montagne di reati. Noi maciniamo acqua e questa è una frustrazione.
Padre Vitangelo Carlo Maria Denora- 22 febbraio ore 21.00 Aula Morgagni del Policlinico- “L’educazione sociale tramite l’educazione (Federazione Internazionale Fe y Alegría)”
Padre Denora è delegato all’educazione dei Gesuiti d’Italia e di Albania.
Le scuole dei Gesuiti – oltre 5 mila studenti in Italia e circa due milioni nel mondo– continuano a proporre un modello educativo che ha l’obiettivo ignaziano di una pedagogia attiva: non il professore che parla, ma gli alunni che intervengono, che fanno molto lavoro personale e cooperativo. “Il tutto, e questa è una nostra caratteristica che anche molti ex alunni ci riconoscono- precisa Padre Denora – per arrivare a sviluppare il pensiero critico, per aiutare le persone a pensare con la propria testa». La rete italiana fa parte di una più vasta che comprende, nella sola Europa, 170 istituti. Scuole all’avanguardia per ricerca e tecnologie, che si rifanno però tutte al modello pedagogico ignaziano, cioè, spiega padre Denora, «a una didattica molto laboratoriale, molto centrata sulla persona e sul percorso che ciascuno ha. Ognuno è chiamato a scoprire le proprie passioni, i propri talenti, a nascere a sé stesso, a vivere da protagonista» Quando la prima scuola fu aperta a Messina nel 1500, con l’idea di aiutare le persone a partecipare ai cambiamenti che si stavano producendo intorno a loro, una delle frasi più usate dai gesuiti era «il mondo è la nostra casa». Oggi, spiega padre Denora, «le frontiere della nostra pedagogia sono ancora quelle di costruire cittadini del mondo, aperti a quello che sta succedendo intorno a noi, a loro”.
E l’esperienza di Fe y Alegría è una conferma di questa apertura.
A Roma nacque, la prima sede di Irfeyal, scuola popolare del vasto circuito di Fe y Alegría.
Questo primo risultato rappresentò, come avrebbe detto padre José María Vélaz, “la scintilla che si fece incendio”, tanto che alla sede di Roma seguì a ruota l’apertura della sede di Milano e di Genova. A Milano fu decisivo un accordo tra il Padre Generale e il Consolato milanese dell’Ecuador.
In questi anni di attività circa 1.500 studenti hanno studiato grazie a questa istituzione, molti dei quali hanno conseguito il diploma. Ciò è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra la comunità dei Gesuiti e le altre comunità religiose, i docenti latino americani ed il gruppo umano degli studenti, che permettono a questo sogno di continuare ad esistere e crescere.
Irfeyal offre anche un servizio di formazione nelle carceri rivolto ai detenuti, con lo scopo di costruire con gli stessi un percorso alternativo di reinserimento sociale. Promuove inoltre diversi servizi socio-educativi e sportivi tesi a rafforzare lo sviluppo culturale dell’essere umano, l’uguaglianza dei diritti tra le persone ed il dialogo interculturale.
Alle attività dell’Irfeyal partecipano i gruppi giovanili “di strada”, ai quali si offre la possibilità di una scelta di formazione culturale. L’immenso lavoro che i Gesuiti portano avanti nel mondo in campo culturale e formativo, rivolto alle classi sociali meno fortunate, ha permesso a queste ultime di accedere ai diritti di cittadinanza universali e di crescere socialmente e culturalmente.